Quando il prossimo ti costringe a distogliere l’attenzione dal tuo obiettivo, con una certa probabilità il tuo primo pensiero non è… celeste. Soprattutto nel caso in cui il prossimo non domandi solo una deviazione di qualche ora, ma ti costringa a fare con lui un miglio (Mt 5, 41), ad andare in direzione opposta senza poter tornare indietro, ad abbandonare la meta che eri convinto/a fosse la più giusta per te.
È un momento di buio grande: l’obiettivo precedente faceva da faro, e ora è venuto a mancare. Il punto di riferimento è perso. Può capitare a tutti, a una ragazza di fronte al no che non si aspettava, a un giovane di fronte a una scelta di lavoro obbligata, anche a san Paolo, che la cecità di quel momento la sperimentò fisicamente (At 22, 6-11).
Persino fra i libri che abbiamo abbandonato dopo la scuola c’è qualcuno che, ignaro delle analisi del testo che gli studenti hanno dovuto dedicargli, può capire molto bene come ci si sente in quelle ore buie: l’Innominato. Lui, che mai una volta aveva barcollato sulla strada verso il potere, ascoltando le preghiere di Lucia prigioniera prova qualcosa di inaspettato. Va in crisi, mette in dubbio la sua intera storia, pensa di aver smarrito la propria identità.
Finché arriva il mattino, e con esso eventi che cambieranno la sua vita e pensieri nuovi che sembreranno una folata d’aria fresca in una stanza chiusa da tempo. Ecco di cosa si accorge l’Innominato: stavo prendendo una cantonata, non era quello il meglio in cui potevo sperare per me stesso. Intravedo una nuova direzione, ed è cento volte migliore. Meno male che quella Lucia mi ha messo in crisi.
Spoiler: l’Innominato alla fine si converte.