Il documento è articolato in tre parti, che prendono il titolo dai verbi del discernimento:
riconoscere, interpretare, scegliere.
Disponibilità all’ ascolto e necessità dell’accompagnamento
80. Nel documento la figura di Giovanni e quella di Maria hanno offerto un’immagine efficace a proposito della disponibilità all’ ascolto e della volontà di intraprendere un cammino di discernimento vocazionale che non si compie in un atto puntuale, ma diventa un percorso esistenziale accompagnato continuamente dalla presenza di Gesù, che si fa maestro, modello e amico di ogni giovane.
81. Una delle chiamate bibliche che riguarda direttamente un giovane è quella di Samuele (cfr. 1Sam 3,1-21). Qui si vede molto bene che il tempo della giovinezza è il tempo dell’ascolto, ma insieme anche quello dell’incapacità di comprendere da soli la parola della vita e la stessa Parola di Dio. Rispetto a un adulto, al giovane manca l’esperienza: gli adulti infatti, dovrebbero essere coloro che «mediante l’esperienza, hanno le facoltà esercitate a distinguere il bene e il male» (Eb 5,14). Essi dovrebbero quindi brillare soprattutto per la loro retta coscienza, che viene dall’ esercizio continuo di scegliere il bene ed evitare il male. L’accompagnamento delle giovani generazioni non è un optional rispetto al compito di educare ed evangelizzare i giovani, ma un dovere ecclesiale e un diritto di ogni giovane. Solo la presenza prudente e saggia di Eli permette a Samuele di dare la corretta interpretazione alla parola che Dio gli sta rivolgendo. In questo senso i sogni degli anziani e le profezie dei giovani accadono solo insieme (cfr. Gl 3,1), confermando la bontà delle alleanze intergenerazionale
Maturazione della fede e dono del discernimento
82. La fede è prima di tutto un dono da accogliere e la sua maturazione un cammino da percorrere. Certamente, però, a monte di tutto questo va riaffermato che «all’ inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva» (DC 1; EG 7). Da questo incontro prende corpo un’esperienza che trasforma l’esistenza, orientandola in forma dialogica e responsabile. Crescendo, ogni giovane si rende conto che la vita è più grande di lui, che egli non controlla tutto della sua esistenza; prende coscienza che egli è quello che è grazie alla cura che altri, in prima battuta i suoi genitori, gli hanno riservato; si convince che per vivere bene la sua storia deve diventare responsabile di altri, riproponendo quegli atteggiamenti di cura e servizio che lo hanno fatto crescere. Soprattutto è chiamato a chiedere il dono del discernimento, che non è una competenza che ci si può costruire da soli, ma prima di tutto un dono da ricevere, che poi implica esercizio prudente e sapiente perché si sviluppi. E un giovane che ha ricevuto e sa far fruttificare il dono del discernimento è fonte di benedizione per altri giovani e per il popolo intero.
Testo integrale dell’Instrumentum Laboris: http://www.vatican.va/roman_curia/synod/documents/rc_synod_doc_20180508_instrumentum-xvassemblea-giovani_it.html