UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DELLE VOCAZIONI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Emmaus: un cammino di appartenenza

Dalla divisione all'appartenenza Il  racconto lucano dei due discepoli di Emrnaus  (Le 24,13-35) rap­presenta un'icona fondamentale del  cammino di appartenenza alla  Chiesa.  Dal dramma della  divisione  prodotta dallo  scandalo della morte di Cristo si passa alla gioia della testimonianza del Ri­sorto  e alla missione ecclesiale  del Vangelo. È significativo quanto afferma  Papa Francesco nella  Evangelii […]
28 Giugno 2018
  1. Dalla divisione all'appartenenza

Il  racconto lucano dei due discepoli di Emrnaus  (Le 24,13-35) rap­presenta un'icona fondamentale del  cammino di appartenenza alla  Chiesa.  Dal dramma della  divisione  prodotta dallo  scandalo della morte di Cristo si passa alla gioia della testimonianza del Ri­sorto  e alla missione ecclesiale  del Vangelo. È significativo quanto afferma  Papa Francesco nella  Evangelii gaudium:

«Proprio   in  questa epoca,  e  anche là  dove  sono   un  "piccolo gregge"  (Le 12,32), i discepoli  del  Signore  sono  chiamati a vive­ re come  comunità che sia sale  della terra  e luce  del mondo (cf M5,13-16 ). Sono  chiamati a dare testimonianza di una  appartenenza. È  importante la sottolineatura  secondo cui  i  discepoli  «sono evangelizzatrice in maniera sempre nuova. Non lasciamoci  rubare la comunità! chiamati a vivere  come  comunità. La comunità nel senso  più au­ tentico  del termine è «Convocazione da parte di Dio>>  (eb.: qahal; gr.: ekklesf a )  che interpella ogni battezzato, chiamato a vivere  l'univer­ sale vocazione alla santità. Il racconto di Emrnaus  porta in sé l'esito di questa  "chiamata di Dio" e ricorda  che  la finalità  del cammino di fede  consiste  nel  condividere la sua  appartenenza nell'esercizio di una  speranza che non tramonta. Ripercorriamo in chiave  voca­zionale la vicenda  umana e spirituale dei due  discepoli di Emmaus, attualizzando il messaggio  spirituale per il contesto odierno.

  1. Il cammino verso una giornata "senza tramonto"

Il noto episodio  di Le 24,13-35 fa da cerniera a tutta  l'opera lu­cana  perché  è collocato  tra la conclusione del racconto evangelico e l'inizio  della vita della Chiesa narrata negli Atti degli Apostoli. Dob­biamo  vedervi  una  vera  e propria  catechesi  della prima  comunità cristiana,  centrata sulla "riscoperta" della  persona/missione di Cri­sto,  nel  contesto della  celebrazione eucaristica e dell'ascolto delle Scritture. Il brano è attraversato dal motivo centrale del "cammi­no".  Infatti  la caratteristica dell'architettura teologica  lucana è data dalla linearità geografica e dal tema  del"camminare": il cammino di Gesù verso il proprio  destino  e il compimento pasquale della salvez­za in Gerusalemme. Tale linearità riflette  l'esigenza di mostrare la gradualità del ministero di Gesù da Israele verso tutte le genti  (2,29- 32; 4,16-30), mediante un'apertura e una  partecipazione universa­le alla salvezza rivolta  a tutti,  che potrà  realizzarsi solo dopo  la sua risurrezione, a partire  dall'ascensione (At 1,6-11) 3 .

L'idea del cammino comporta in sé una connotazione topografica e temporale: sul piano topografico  la tappa iniziale dell' evangelizza­zione  è la Galilea, quella  centrale è Gerusalemme, mentre il punto di arrivo  è costituito dagli  «estremi  confini  della terra}); sul  piano temporale l'inizio  del ministero di Gesù in  Galilea (Le 4,14-15 .31) si collega con l'inizio  della predicazione apostolica in Gerusalemme (Le 24,47; At 1,8), il tempo del ministero di Gesù fa da spartiacque tra l'antico tempo di Israele  e il nuovo tempo  della Chiesa.

L'evangelista presenta la predicazione apostolica come  il com­pimento della  promessa fatta  dal Padre,  annunciata da Gesù  e da lui stesso  realizzata  mediante l'effusione dello Spirito  negli "ultimi giorni" (Le 24,49; At 1,4.6-7). Dal racconto di Emmaus emerge  il dinamismo del cammino e della riscoperta dell'appartenenza ecclesiale.  Soprattutto emerge  il motivo della "familiarità con Gesù" . Tale familiarità segna  il passag­gio  dalla  delusione alla  illuminazione, dalla solitudine alla comunione, dallo smarrimento al ritrovamento, dalla chiusura all'apertura missionaria. Questo dinamismo avviene in una  "giornata particolare" descritta  in  Le 24, definito  il capitolo della "giornata senza tramonto", perché l'incontro con il Risorto co­stituisce  un'esperienza di luce  e di vita che "risveglia"  quanti sono immersi  nelle tenebre della tristezza  e del disincanto.

  1. Le tre tappe di una scoperta

Il nostro testo  evoca  il motivo   comune nella  tradizione  bibli­ca composto da  un'apparizione seguita  da  una  rivelazione che  si chiude  con la scomparsa dell'angelo (o del personaggio divino). È il caso dell'episodio di Abramo  alle querce  di Mamre  (Gen 18,1-15), dell'annuncio della  nascita  di Sansone ai suoi  genitori  (Gde 13)  e dell'awenturosa esperienza di Tobia accompagnato misteriosamen­te dall'angelo Raffaele  (Tb  5,4; 12,6-22). La peculiarità del brano lucano  è data  dall'incontro con il Cristo  risorto  e tale  esperienza è una  graduale scoperta  che culmina nell'atto di fede e nel riconosci­mento del Risorto  al momento del dono  eucaristico.

A un  diverso  livello interpretativo il racconto sembra contene re un'intenzionalità pedagogica rivolta ai credenti della seconda generazione cristiana che non hanno avuto il privilegio  della pre­ senza  fisica di  Gesù.  Essi sono  chiamati a vivere  il cammino   pa­squale  imparando a "riconoscere" la presenza di Cristo nell'ascolto della  Parola  e nella  condivisione dell'Eucaristia.

Questa  dinamica è autenticamente vocazionale, testimoniale e missionaria. L'analisi strutturale della pagina  lucana evidenzia una  costruzione simmetrica,  che segue  un  duplice movimento: il primo  è rappresentato dalla  fuga e dall'allontanamento, il secondo dal ritorno a Gerusalemme.     Il lettore può  scorgere  facilmente una  serie  di movimenti descritti  nel  testo:  da Gerusalemme, con la tristezza  nel  cuore  i due  disce­poli vanno verso  Emmaus (vv. 13-24); l'incontro sulla  strada  del ritorno diventa annuncio-rivelazione (vv. 25-27); l'accoglienza dei due discepoli nella loro dimora e la Cena eucaristica (vv. 28-31)  che diventa memoria e scoperta del Risorto  (v. 32); il ritorno a Gerusa­lemme e l'annuncio della risurrezione (vv. 33-35).

Si possono indi­viduare tre tappe  così tematizatate in delusione  illuminazione l missione.        

Delusione                                                                                  

In primo  luogo  c'è  la "delusione". Dopo  la scena  della  tomba vuota e l'incredulità degli apostoli  (vv. 1-12),  due  discepoli rientra­no nella loro casa «con il volto triste>>  (v. 17), conversando e discu­tendo di quanto era accaduto. Essi sentono con profonda delusione la lontananza e il ricordo  di Gesù  e delle sue  parole.  Ai vv. 15-16 viene  presentato il viandante che  "cammina" insieme a  loro,  ma essi non lo riconoscono. Il dialogo tra Gesù e i due discepoli consen­te al lettore di cogliere  la sintesi  degli avvenimenti pasquali,  a cui manca però l'annuncio della risurrezione. L'ironia narrativa tocca il culmine al v. 21: «Noi speravamo che fosse Lui a liberare Israele... », in  quanto il discepolo  che parla  "a nome di tutti",  non sa di avere davanti proprio  colui a cui si riferisce. La cronaca  "nera" sembra  do­minare il crepuscolo dei tre viandanti. È simbolo  dell'immagine am­bigua che stende  la sua  ombra sull'odierna condizione del mondo.

 

Illuminazione

La seconda tappa  è rappresentata dalla "illuminazione". Mentre i due discepoli fanno silenzio,  lo sconosciuto pellegrino rivolge loro la "parola", risvegliando il loro  cuore  indurito e rattristato. Lari­ sposta  del Signore  nei vv. 25-27 diventa una  "catechesi" che muo­ ve l'intimo dei due discepoli,  definiti  «stolti e lenti  di cuore  nel cre­ dere»  (v. 25). Gesù apre  il loro cuore  all'intelligenza della Scrittura e spiega le profezie  che si riferivano a Lui. Il v. 26 («Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze?») è fondamentale  per capire il nesso  tra passione e risurrezione. Il cammino sulla strada di casa diventa così "cammino di fede"  e la casa all'orizzonte è simbolo  della  Chiesa.  Lo sconosciuto parla  di sé,  rendendosi sempre più  "amico  e familiare" dei due  discepoli.  Essi lo sentono "vicino", compagno nel  cammino di  fede,  a tal  punto da insistere perché rimanga con  loro:  «Resta  con noi  perché  si fa sera  e il giorno già volge  al declino>>  (v. 2 9).  Gesù  decide  di fermarsi dopo  aver  fatto la strada  insieme: egli non è  più  straniero, ma  la sua  Parola  si è fatta  vicina  ai due  testimoni, che gli aprono le porte  della casa e gli offrono  da mangiare. Al v. 30 si descrive la cena  con gli stessi verbi eucaristici della cena pasquale: «Prese il pane,  disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro». Di fronte a questi  gesti i discepoli vengo­no illuminati e finalmente lo riconoscono, ma  egli scompare dalla loro vista  (v. 31).

Missione

La terza  tappa  del racconto è costituita dalla "missione". Nel v.32 dobbiamo vedere  una  svolta fondamentale: l'incontro con il Ri­sorto  diventa "memoria" e testimonianza. I due discepoli, illuminati dalla  Parola  e sostenuti  dall'Eucaristia, finalmente riconoscono la sua  presenza,  mentre il Cristo scompare, dopo aver attivato il dinamismo dell' ap­partenenza. I discepoli si sentono spinti ad uscire  dalla casa. La missione diventa così  uno  straordinario processo   di  ri-    edificazione   di  un'appartenenza  nuova, fondata sulla  Parola letta  in prospettiva cristologica  e sul  dono  del suo  corpo  e del suo sangue. Essi oramai  non  cercano  più Colui  che è morto, ma  testimoniano il Crocifisso Risorto.  Il senso  del ritorno a Gerusalemme indica  la  riscoperta di un'appartenenza. Al v. 34 l'anuncio agli Undici racchiude la formula del kérygna: «ll Signore è veramente risorto  ed è apparso  a Simone». Al v. 3 5 segue la testi­moniarrza che edifica la comunità e la rende solida e unità.

Gerusalemme-Emmaus: andata e ritorno

Il cammino dei due discepoli è segnato da due luoghi: il cenacolo di Gerusalemme e la dimora  di Emmaus. I Vangeli raccontano delle apparizioni in  quella stessa  sera nel  Cenacolo  di Gerusalemme (cf Mc 16,14; Le 24,36-43; Gv 20,19-23) e contestualmente  descrivono l'esperienza del Risorto  che entra  anche  nella casa dei due viandanti. Mentre gli undici sono chiusi all'interno

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di Giuseppe De Virgilio