UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DELLE VOCAZIONI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Film: Agnus Dei

La  struttura del film  è  lineare e  presenta un'ellissi nel finale. All'inizio del  film una scritta avverte: «Questa storia è  ispirata a fatti veri>. Poi  la  didascalia: «Polonia, dicembre 1945 . Introduzione: Il rifiuto. La  prima immagine mostra un gruppo di  suore che si recano nella cappella del   convento per cantare le  lodi. Si  sen­te un […]
22 Giugno 2018

La  struttura del film  è  lineare e  presenta un'ellissi nel finale. All'inizio del  film una scritta avverte: «Questa storia è  ispirata a fatti veri>. Poi  la  didascalia: «Polonia, dicembre 1945 .

Introduzione: Il rifiuto. La  prima immagine mostra un gruppo di  suore che si recano nella cappella del   convento per cantare le  lodi. Si  sen­te un urlo di  dolore.  Una novizia, di  nascosto  dalla badessa, esce dal  convento e va  a cercare un medico. Si reca, condotta da  alcuni bambini che  popolano le strade in cerca di qualche spicciolo, presso la missione della Croce Rossa francese. E qui s'incontra con la pro­tagonista, Mathilde, che però non può fare niente per lei  («Qui  ci sono soltanto pazienti francesi»). E, di fronte alla suora che insiste, la manda via  e la invita ad  andare alla Croce Rossa polacca.

1" parte:   L'assistenza.  Poco dopo, però, guardando fuori dalla finestra, vede la  suora inginocchiata in mezzo alla neve  che prega con le mani giunte. Mathilde resta colpita da quella scena e, dimostrando una sensibilità non comune, decide di  recarsi al  convento. Qui tro­ va suor Zofia che urla dal  dolore, assistita dalla badessa e  da suor Maria. Le viene detto che suor Zofia è stata ripudiata dalla famiglia e  che viene assistita dal  convento nel più  grande riserbo. Mathilde assicura il suo silenzio e, visto che il bambino non è "in posizione", decide di operare la  suora. Il film sottolinea la  diffidenza che esiste nei confronti di Mathilde. Infatti quando questa esprime l'intenzio­ ne di  ritornare l'indomani per  assicurarsi che non ci siano compli­cazioni, suor Maria le  dice che non è necessario. E,  di fronte a Ma­thilde che osserva: «Non capisco la sua riluttanza; è una cosa molto semplice», suor Maria risponde: «Ciò che è  semplice per lei  non sempre lo è per noi». Ma Mathilde insiste e ottiene di poter tornare di nascosto, all'alba, quando le suore sono in chiesa per la messa.

Tornata alla  sua missione, Mathilde viene rimproverata dal  dot­ tor Samuel per aver fatto tardi e  per essere assonnata; così  come la  novizia che era andata a chiamarla viene rimproverata e  punita dalla badessa per  aver infranto una delle regole fondamentali  del convento, l'obbedienza.

L'indomani Mathilde, che non può disinfettare la  ferita perché suor Zofia non vuole, viene a sapere, con sorpresa, che il bambino non c'è più . Le  viene detto che la  badessa l'ha affidato alla zia  di Zofia, una donna devota che ha già  dei  bambini. Mathilde sta per andarsene quando un'altra suora, Anna, sviene rivelando di  essere incinta anche lei.

 

2• parte:     Il  servizio. La  badessa è  costretta a  rivelare tutto a  Mathilde:

«Abbiamo subito la persecuzione dei  Tedeschi e  poi  sono arrivati i  Russi. Per  noi quando hanno fatto irruzione nel nostro conven­ to è stato un orrore indicibile, che solo l'aiuto di  Dio   ci  aiuterà a superare)). Dopo suor Zofia ci sono ancora sei  sorelle che devono partorire. Mathilde osserva che l'aiuto di  Dio  non può bastare, che è necessario trovare una persona esperta: «Farò venire qui una le­ vatrice della Croce Rossa polacca>>.  Ma la  Madre ribatte: «Se  lo fate sarà la  fine del  nostro convento. Verrà chiuso. Se  verremo espulse saremo esposte al pubblico ludibrio e  rischieremo la  vita; verremo cacciate, molte di noi moriranno. Io ho il dovere di proteggere il no­ stro segreto)). Mathilde però minaccia di dire tutto ai suoi superiori, costringendo la  badessa a  un compromesso: accetta l'aiuto a  patto che sia  solo lei a prendersi cura delle suore.

Mathilde ha una relazione amorosa con il dottor Samuel, un medico ebreo ostile ai  Polacchi perché i suoi genitori sono morti nel ghetto di  Varsavia tra l'indifferenza della popolazione. Ed  è si­ gnificativo che, durante un loro incontro, la  donna chieda al suo partner: « Adesso che  c'è il nuovo regime che  su ccederà alla chiesa polacca? )) . È  un primo segno di interessamento, anche se  non an­ cora di  partecipazione.

Il film si sofferma poi  a mostrare il dramma di quelle suore. Una è in crisi  di fede: «Non riesco più  a conciliare la mia fede con questo fatto atroce. Eppure Dio, di  cui  mi considero la  sposa, ha voluto così. ( ... )  E  questa vita che ha messo a forza dentro di  me? Che presto verrà alla luce?   Che vuole che ne faccia?>>.  La  badessa la invita a pregare: «È  la nostra sola consolazione» . Suor Maria cerca di consolare Zofia: « Sua zia  ha accolto il bambino come un dono di Dio.  Lo amerà come fosse suo figlio. Lo so è una prova molto dura, ma rafforzerà la sua fede e la sua vocazione).

La badessa invita le suore a farsi visitare dalla dottoressa. Ma non è così facile: le suore temono la dannazione. Suor Maria spiega: « So bene che può sembrare incomprensibile agli occhi del  mondo, ma, malgrado quello che ci è successo, dobbiamo onorare il nostro voto di  castità. Non possiamo mostrare il nostro corpo e  ancora meno possiamo farci toccare: è peccato)). Ciononostante su or Maria vor­rebbe convincere le  sorelle, ma senza riuscirvi. Mathilde allora se ne va pensierosa.

Ma mentre  cerca di  tornare alla missione in piena notte, viene bloccata da alcuni soldati sovietici che tentano di stuprarla. Si salva grazie all'intervento di un ufficiale, ma è costretta a tornare indietro e a chiedere di  passare la notte al  convento.

3" parte:  La vicinanza e la partecipazione. Questo terribile episodio scuote profondamente Mathilde, che piange. Ma nello stesso tempo l'avvicina sempre più  a quelle suore che hanno subito violenza. Se finora il suo comportamento era molto professionale, e  quindi un po' distaccato, ora diventa partecipe, e Mathilde comincia a vedere le  cose dall'interno,  dal  punto di  vista delle suore. È molto signifi­cativa l'immagine di Mathilde che si sveglia nel convento. Al muro c'è  un crocifisso. Si sente il canto delle suore. La donna va nella cap­pella dove sono riunite le  sorelle in preghiera e scopre un mondo nuovo, a lei estraneo, ma affascinante e attraente (la zoomata su di lei  fa  chiaramente capire la sua meraviglia di fronte a quel clima di serenità e di  pace, nonostante tutto).

Improvvisamente fanno irruzione dei   soldati sovietici che vo­gliono perquisire il convento. Le suore sono terrorizzate. Ma inter­viene Mathilde che spaventa i soldati parlando di  un'epidemia  di tifo e li fa scappare. Naturalmente ciò le  procura la  riconoscenza di tutte le  suore che la  ringraziano e  la  benedicono: « È Dio che  l'ha mandata qui da  noi> . Anche la badessa la  ringrazia per la  sua pre­ senza di spirito.

Un bellissimo dialogo tra Mathilde e suor Maria fa  capire che ora le  due donne sono vicine e possono confidarsi come due ami­che o due sorelle (anche la  figurazione sottolinea questa loro em­patica vicinanza). Mathilde accusa la  badessa di  orgoglio perché, pur essendo stata violentata, anche lei  rifiuta di farsi visitare. Su or Maria osserva: «È la madre di tutte noi; non possiamo giudicarla)). Poi  si confida: «Ogni giorno io rivivo quello che è successo; sento ancora il loro odore. Sono tornati tre volte e ogni volta ci hanno... Normalmente  uccidono le loro vittime; è  un miracolo che non l'abbiano fatto. Io sono stata più fortunata delle altre. Io avevo già avuto un uomo nella mia vita precedente; la  maggior parte delle sorelle era vergine)). E di fronte a Mathilde che chiede: «E nessuna ha perso la  fede?), risponde: «Sa, la  fede è  un mistero. All'inizio sei  come un bambino che tiene per mano suo padre e che si sente al  sicuro. Ma viene un momento, e  io credo che venga per tutti, in cui  il padre lascia la  mano. Ti  senti perduta, sola, nella notte. Chiami ma nessuno risponde. Ti  coglie di  sorpresa. Ti  colpisce al cuore ogni volta. Questa è  la  nostra croce; dietro a ogni gioia c'è una croce).

Poi  Mathilde ritorna alla missione dove viene redarguita dal  co­lonnello che  minaccia di rimandarla in Francia per essersi esposta a dei  pericoli e per aver trascorso la notte fuori dalla missione. In un colloquio con Samuel che la  rimprovera di  essere comunista e  di credere a  un avvenire radioso, a un domani spensierato, la  donna, significativamente, risponde: «Bisogna pur credere in qualcosa).

4" parte: La scelta.  Nonostante le parole del  colonnello, Mathilde, di not­te,  in bicicletta, fa  ritorno al convento. Riesce a visitare la badessa che ha la sifilide in fase avanzata, ma che rifiuta le cure. Raccoglie le confidenze di una suora che dice di aver perso la fede e che esprime l'intenzione di andarsene una volta partorito. Ma soprattutto inten­sifica il rapporto con su or Maria. Le due donne mangiano insieme e si confidano reciprocamente. La suora lamenta che da cinque anni tutte loro vivono nella paura e che il nuovo potere non sarà certa­mente migliore. Per  la prima volta anche Mathilde si confida e par­la  di sé: «Quando mi sono arruolata nella Croce Rossa non avevo ancora terminato gli studi. Da  un giorno all'altro mi sono trovata a fare la  portantina durante la  liberazione di Parigi. Glielo confesso, mi sono pisciata addosso più  volte, ma sapevo che avrei salvato delle vite .

C'è anche spazio per qualche momento  di  serenità: una suora suona il piano, altre giocano a dama, altre ancora ricamano: Mathil­de  se  ne sta lì in mezzo a loro, come una di loro.

Improvvisamente suor Ludwika partorisce prematuramente. Suor Maria vorrebbe andare subito ad  avvisare la badessa, ma Ma­thilde le  dice di  aspettare. E  di  fronte alla suora che   obietta: «Ho il dovere dell'obbedienza, Mathilde ribatte: «Ora ha un dovere più grande: proteggere la vita di questa bambina). Visto che la  madre la  rifiuta, la bambina viene portata a suor Zofia che la  allatta.

Molto interessante il  dialogo che intercorre tra Mathilde e suor Maria, a  dimostrazione di  una vicinanza spirituale sempre più  in­ tensa. La suora regala a Mathilde il vestito che  aveva quando entrò in convento e ammette di aver avuto molti corteggiatori e di essere stata civettuola. Mathilde le  chiede se  non si  è  mai pentita della scelta che ha fatto. Al  che la  suora risponde: «La  fede è ventiquat­tro ore  di dubbio e un minuto di speranza. È stato difficile adattarsi alla disciplina, e anche alla castità. So  bene che la  felicità non è  lo scopo che perseguiamo, ma, senza la  guerra, senza l'orrore di  ciò che è successo, potrei dirle di  essere felice>>. Mathilde: «È  fortuna­ta>>. Suor Maria: «Lei  no?»; «Non saprei»; «Che cosa le  manca?»; «Cerca di convertirmi?»; «Glielo chiedo sinceramente»;  «Nessuno saprebbe rispondere, nessuno al mondo».

5" parte   Il coinvolgimento. Mathilde fa  ritorno alla missione dove tro­va il colonnello che  annuncia che alla fine del  mese faranno i baga­gli:  alcuni di loro torneranno in Francia, altri andranno a  Berlino, nella zona francese. A sentire queste parole Mathilde va in crisi  e si mette a piangere: cosa ne sarà di  quelle suore senza di lei? Samuel vorrebbe sapere il motivo di quelle lacrime, ma Mathilde mantiene il segreto.

Dopo alcuni giorni una suora sta per partorire. Suor Maria te­lefona a  Mathilde. Allora la  donna prende una decisione; è ne­cessario coinvolgere anche Samuel: «Ho  bisogno di lei.  Mi  ascolti, ma non mi sgridi». Entrambi si  recano al convento e,  dopo aver vinto la  resistenza  della badessa, si  mettono a visitare le suore. Poi  vanno a vedere la bambina affidata a Zofia. Ma nel frattempo arriva anche la  badessa che non era stata informata della nasci­ta della bambina e  che vuole a rapporto suor Maria. La  badessa rimprovera aspramente suor Maria: «Lei  mente per via  di quella francese. Avevo ragione a non fidarmi di lei. Ha  portato qui scan­dalo e  disonore». Suor Maria obietta: «Mi perdoni, ma scandalo e disonore erano già qui». Ma la  badessa non vuole sentire ragione e si fa  consegnare la  bambina.

Di nascosto, la porta in mezzo al bosco e, dopo averla battezzata, l'abbandona davanti ad una croce, in mezzo alla neve. Poi,  chiusa nel suo fanatismo, si rivolge al  Signore: «Ti supplico, apri le  porte del  tuo regno. Dammi il coraggio di  proseguire il cammino che ho scelto. Aiutami a portare questa pesante croce. Aiutami!>>.

Nel  frattempo Mathilde e Samuel fanno nascere altri due bambi­ ni che vengono affidati alle loro madri. Ma  Zofia, che aveva notato le mosse della badessa, dopo aver cercato invano la bambina, dispe­ rata, si suicida.

Mathilde e Samuel fanno ritorno alla missione. La donna è scon­ volta e l'uomo cerca di incoraggiarla: «Non pianga, non è stata col­ pa  sua. Lei  ha fatto il  suo dovere di  medico. È  stata una tragica fatalità. Sa,  non tutti sarebbero in grado di fare quello che ha fatto lei.  Altri si sarebbero fatti prendere dal  panico».

parte:   La   ribellione e l'apertura alla vita. Quando suor Maria si rende conto della sorte che la badessa riservava ai neonati, reagisce con forza e si scontra con la superiora: «Madre, la  supplico, mi dica la verità. Che ne ha fatto della bambina?» La badessa tenta di giu­stificarsi dicendo di averla affidata alla misericordia di  Cristo. Poi  si chiude in se  stessa e caccia suor Maria.

Nel  frattempo anche suor Irena partorisce. Questa volta non c'è mente intenso fa capire che la  suora ha preso una decisione, quella Mathilde ad  aiutarla, ma suor Maria .  Un   primo piano particolarmente intenso fa capire che la  suora ha preso una decisione, quella che le aveva suggerito Mathilde: superare il dovere dell'obbedienza per prendersi cura della vita. Ed  ecco su or Maria che, assieme a suor Irena e ai bambini appena nati, si reca alla missione a chiedere aiuto a Mathilde. Ora è  lei  che dorme fuori dal  convento, con un gesto di  ribellione che esprime il  cammino interiore fatto dalla donna. Anche suor Irena esprime la sua decisione: «lo  sono madre. Lo sarò per sempre. È mio figlio, ha diritto ad  avere il mio amore... porterò avanti la mia vocazione in modo diverso. Dio  mi guiderà>>. Poi, rivolgendosi a  Mathilde, continua: «Le  devo molto. Non lo dimen­ticherò mai, grazie».

A questo punto Mathilde, guardando uno dei  tanti ragazzini or­fani che vivono nella strada, ha un'idea.

Ed  ecco le tre donne fare irruzione nel convento con un gruppo di  bambini, mentre le  suore sono riunite nel refettorio. Mathilde fa  la  sua proposta: «Sorelle, Madre, ascoltateci un momento. Que­ sti orfani vivono nella strada. Potreste accoglierli. In questo modo nessuno vi  chiederà da dove vengono i vostri figli.  Potete tenerli e crescerli senza paura». È chiara l'idea di Mathilde: la  vergogna e lo scandalo non si  superano eliminando delle vite innocenti, ma, al contrario, accogliendone delle altre.

Ora anche le  altre suore vengono a conoscenza del  comporta­ mento della badessa, che tenta una disperata giustificazione: «Vi ho risparmiato la vergogna e il disonore. Ho  peccato per salvare voi>>. Finalmente Mathilde può partire per un'altra destinazione con la  consapevolezza di avere, anche questa volta, salvato delle vite.

Epilogo:    La  riconoscenza. Tre  mesi dopo le  suore sono riunite per  far festa in occasione della cerimonia dei  voti. Tutte, tranne la badessa, che rimane a  letto in preda ai  suoi rimorsi. Le suore si preparano per fare una foto assieme ai quei bambini che ormai vivono nel convento. Foto che viene poi  inviata a Mathilde con queste bellissi­me parole da parte di suor Maria: «Cara Mathilde, le nuvole oscure sono state scacciate. Il sole è tornato a splendere nel cielo. E lei,  lei è nei nostri cuori. Forse ci saranno altre guerre, altri pericoli ci mi­nacceranno. Presto diventerà difficile scriverle. Ma  qualunque sarà il futuro che ci aspetta, sono pronta ad  affrontarlo. Io  so,  anche se questo la fa  ridere, che è stato Dio  a mandarla. Che Lui  l' accompa­gni nelle sue prove e  che la  gioia non l'abbandoni mai.» . L'ultima immagine è quella delle suore circondate dai  bambini, circondate dalla vita.

Sgnificazione    Mathilde  è  una donna non credente, che si dichiara comunista (anche se dice di  non aver mai avuto alcuna tessera). È una donna sensibile che ha sempre cercato di salvare vite umane, nonostante la paura e i pericoli. Viene a contatto con un mondo a lei sconosciu­to (quello delle religiose) che  inizialmente rifiuta. Ma poi  nasce in lei  un sentimento di  pietà, che diventa solidarietà, amicizia, empa­tia  con altre donne che, come lei,  cercano la loro strada. Con deter­ minazione sfida i rimproveri dei  superiori e  l'ostilità iniziale delle suore. Si mette al servizio di queste, salvandole dai  soldati sovietici, aiutandole a scoprire la  loro vera vocazione e a far  nascere la  vita che è in loro. Tutto questo porta le religiose a superare certe remare e  certi "doveri" legati alla loro condizione e ad  aprirsi alla vita con gioia e serenità.

Idea centrale   La vocazione più  grande è quella di mettersi al servizio della vita umana, anche quando per difenderla è necessario andare contro certe regole o certi doveri che, pur importanti, vengono dopo nella scala dei  valori.

 

 

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2017

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di Olinto Brugnoli