In questa XXV Giornata Mondiale della Vita Consacrata accompagniamo nella preghiera la vocazione di ciascuno di voi, sorelle e fratelli consacrati: i nostri occhi hanno visto la salvezza del Signore. Sono le parole che con Simeone «ripetiamo ogni sera a Compieta. Con esse concludiamo la giornata dicendo: “Signore, la mia salvezza viene da te, le mie mani non sono vuote, ma piene della tua grazia”. Saper vedere la grazia è il punto di partenza. Guardare indietro, rileggere la propria storia e vedervi il dono fedele di Dio: non solo nei grandi momenti della vita, ma anche nelle fragilità, nelle debolezze e nelle miserie» (Francesco, Omelia, 1 febbraio 2020).
L’ultima preghiera della sera ci fa contemplare la vita dalla sua fine abituandoci a quello sguardo vocazionale che permette di guardare avanti, per contemplare il futuro del Regno che viene, la messe che cresce abbondante, ancora prima che spunti (Gv 4) e fa sorgere nel cuore la nostalgia luminosa della vita di Dio, che egli stesso ha seminato nell’intimo di ogni persona.
Oggi, la promessa è nascosta nella terra spesso arida ma sempre feconda della storia, scorre tra le ferite, le speranze e le angosce di tutti gli uomini e le donne del nostro tempo – dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono (cf. GS 1) – e che, per germogliare, attende qualcuno che se ne prenda cura.
Preghiamo, perché molti giovani uomini e donne redenti riconoscano nelle comunità di vita consacrata lo spazio e i volti con i quali spendere la vita per amore di Cristo e dei fratelli, a servizio del Vangelo della vita. Buona festa a tutti/e.
don Michele Gianola