Per parlare del documento curato dalla Segreteria generale della Cei sulla formazione permanente dei sacerdoti, parte da una coincidenza. «Il testo esce a un mese dalla visita privata che papa Francesco compirà il 20 giugno a Bozzolo e Barbiana dove hanno vissuto due preti singolari nella storia della Chiesa italiana del secolo scorso: don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani», spiega il vescovo di Foligno, Gualtiero Sigismondi, presidente della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata. E cita il parroco di Bozzolo. «Secondo don Mazzolari, il prete è folla, pastore ed eremita. Folla perché è preso dal popolo di Dio; pastore in quanto deve guidare il gregge a lui affidato; eremita dal momento che è tenuto a custodire spazi di silenzio per la preghiera e lo studio, mantenendo una costante tensione armonica tra solitudine con Dio e comunione con i fratelli ».
Sigismondi racconta la genesi della scelta dei vescovi italiani di approfondire la questione della formazione permanente dei preti. Il cammino è iniziato nel 2014 con l' Assemblea generale che ha avuto come cornice Assisi. In seguito si è svolta una consultazione coinvolgendo le Conferenze episcopali regionali, i cui risultati sono approdati nell' Assemblea generale dello scorso anno. «Nel tentativo di fare un resoconto ordinato degli elementi di valutazione emersi - riferisce il presule -, può essere utile ricorrere a una metafora. La formazione dei ministri ordinati è un processo intrinsecamente permanente, paragonabile a una porta: stretta, ma santa». La soglia, nota Sigismondi, è la formazione iniziale. (il documento completo in allegato)
