UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DELLE VOCAZIONI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Negramaro: Lo sai da qui

I N egramaro tornano con un nuovo ed  emozionante video per il singolo Lo sai da qui, brano tratto dall'ultimo e fortunato album "La rivoluzione sta arrivando". La  canzone sarà parte integrante  della colonna sonora  di  Non è un  paese per giovani, film di  Giovanni Veronesi in uscita a marzo 2017. Il video, diretto dallo stesso […]
22 Giugno 2018

I N egramaro tornano con un nuovo ed  emozionante video per il singolo Lo sai da qui, brano tratto dall'ultimo e fortunato album "La rivoluzione sta arrivando".

La  canzone sarà parte integrante  della colonna sonora  di  Non è un  paese per giovani, film di  Giovanni Veronesi in uscita a marzo 2017.

Il video, diretto dallo stesso regista, è stato girato tra Cuba e  Sa­lento, luoghi in cui  sarà ambientato lo stesso film.

Lo sai da qui  è senza dubbio uno dei  brani più   emozionanti dell'ultimo  disco dei  Negramaro. Una canzone scritta e  dedicata da Giuliano Sangiorgi a suo padre, venuto a mancare tre anni fa.

Nel video sono rievocati i pescherecci che sono segno di  un forte legame con il papà e con la Sicilia, terra di origine dell'autore.

È il padre che scrive una lettera aperta al figlio: «Ti mostrerò com 'è speciale il mondo;  anche se fa male,  non  è quel  posto da lasciare, è ancora presto per partire».

Di  fatto,  come lo stesso  frontman dei   N egramaro ammette, lui questa canzone non  l'ha  realmente  scritta, ma  trascritta, quasi come se,  in una tranquilla mattina di domenica, l'anima di suo pa­ dre si fosse fatta prestare le sue mani, guidandole sulla carta per dar forma al brano. Dall'alto, il padre racconta al figlio come si vedono la vita, la  storia, le vicende, le scelte:

«Il brano Lo sai  da  qui, dedicato a mio  papà, mi ha portato una rivo­luzione dentro totale e mi ha aiutato a comprendere che la vita è un dono incredibile; mio padre mi ha  lasciato proprio questo insegnamento:  ora  so quanto è importante vivere e non sopravivere».

LO SAl DA QUI

https://www.you tube .com/user /negramaromusic

Lo sai  da qui

si vedono le luci sciogliersi

ci pensi mai?

Il tempo si misura in brividi lo sai  che qui

confondono gli  eroi con gli  angeli

solo così.

È facile per me nascondermi non c'è  più  distinzione

non c'è  nemmeno l'illusione di esse re colpevoli

e poi per chi?!

Per  gente che si mu ove sbattendo stu pidissime ali al sole ho chiest o solo gambe nu ove

per  poter tornare lì.

Ti mostrerò com'è speciale il mondo anche se  fa male non è q u el posto da lasciare è ancora presto per  partire. Ti parlerò  di chi è speciale

quanto è noioso saper volare

è più  difficile restare

coi  pied i a terra e non morire lo sai da qui

si vedono g li alberi.

Lo sai  da qui

si sentono i pensieri liberi anche di chi

è sempre pronto a rinchiuderli.

Lo sai  che qui

ti ascoltano parlare senza interromperti e in questo sì

che avremmo da imparare per meglio viverci

e non c'è  più  distinzione non c'è nemmeno l'illusione di essere colpevoli

e poi  per chi?!

Per gente che si muove sbattendo stupidissime ali al  sole ho chiesto solo gambe nuove

per poter tornare lì.

Ti mostrerò com'è spe ciale il mondo anche se  fa male non è q u el posto da lasciare è ancora presto per partire. Ti parlerò di  chi è speciale

q u anto è noioso saper volare

è più difficile restare

coi  piedi a terra e non morire.

Lo sai  da qui lo sai che qui

lo sai da qui ci importa poco di ve d e re ci importa poco di vedere gli alberi.

Ti parlerò di  chi è speciale

q u anto è noioso saper volare

è più  difficile restare

coi  piedi a terra e non morire.

Lo sai  da qui lo sai  da qui

ci importa poco di vedere

gli  alberi.

Lo sai  da  qui  è  la  ricerca di  una relazione, di  un rapporto che vada oltre la morte e sia  duraturo, conosca il sapore del  per sempre e dell'eternità. La  morte, in questo testo, consegna l'esperienza del vuoto e diviene occasione di  riflessione. È punto di  partenza di do­mande essenziali ed  esistenziali che danno l'energia e spronano a ripartire. Servono la  forza e il coraggio, il recupero della vitalità, la tensione della memoria. Sono gli  argomenti che hanno dato il via alla "Rivoluzione" che caratterizza l'album.

Con Lo sai da qui  la voce di  Sangiorgi ci accompagna in un viag­ gio  nel mondo trascendente, ci porta dove non potremmo mai arri­ vare se non con la  forza della fede e della vita; della fede nella Vita.

Un diario di  bordo nel quale viene descritta la  natura e la  pace di  quelle persone care che finalmente hanno  raggiunto la  capacità di ascoltarsi senza interrompere, che  dal  silenzio e nel silenzio rie­scono a sentire i pensieri di chi, con noi e in mezzo a noi, fa fatica semplicemente a far  emergere i propri pensieri.

Il papà dell'autore ha trovato il suo spazio, si confonde tra gli an­geli e da un luogo dove non esistono i colpevoli continua a parlare a suo figlio. Lo vuole vedere tenace e determinato, consolato nella comunione con la sua presenza spirituale percepita pienamente.

Lo accompagnerà così nel viaggio tortuoso, tanto difficile quanto affascinante, che è la vita.

Fede  nella vita

Il testo della canzone è un annuncio di vita, un invito alla fede. È una chiamata ad  accogliere la possibilità di essere attenti a sé  e protesi verso l'altro; è occasione reale di  essere sempre  insieme,  di essere felici, di fare dell'incontro una festa qui, nella storia oltre,

dove il tempo si consegna all'eternità.

La   prima  parola  che  apre  il   Vangelo  dell 'Armunciazione   è «Chafre!», «Rallegrati. Sii felice)   (Le  1,28). La fede fa felici: «Beata perché hai creduto) (Le 1,45).

La  fede salva: «La  tua fede ti ha salvato>>  (Mc 10,52). Coraggio, non temere, abbi fiducia! È l'atteggiamento necessario davanti alla vita: occorre uscire dal  timore, dalla sfiducia, dalla mancanza di at­ tesa, dalla visione di se  stessi come non degni di essere amati. Così si impara a camminare nella vita, ad  avere accesso alla ricchezza della vita, a  quella che l'altro ci vuole consegnare e a Dio.

La fede non è un percorso di  ragionamenti, ma di domande e di piccole chiarezze che impegnano a non costruire mura spesse e si­ cure entro le  quali trincerarsi in difesa e protezione; la fede obbliga ad  uscire verso noi stessi, costringe a non dispensarci dal  pensare ai grandi temi della vita e della morte. È  un aiuto, la  fede, a costruire per noi, in noi, quelle responsabilità che possono diventare orizzon­ti di  pienezza e  di futuro.

Perciò è  bello parlare della gioia di  credere, di  una fede felice. Perché credere fa bene e fa felici.

Aver fede, porre fiducia in qualcuno,  è generativo di  umanità, raddoppia la  vita, porta esultanza negli incontri, afferma una esi­stenza consistente, con una direzione, con un obiettivo, con un ap­ prodo.

L'atto di fede in Dio  e nell'uomo, salva dal  disorientamento e fa sì che il cuore si senta a casa. Quando si sta bene a casa, si fa  espe­ rienza di eternità; è quel per  sempre che è stato promesso a tutto ciò che di  più  bello portiamo nel cuore.

Una promessa di  eternità per i nostri amori, per quegli incontri che abbiamo voluto e coltivato con amore, per le  scelte che abbia­mo cercato e compiuto, non sempre senza fatica.

Allora la fede è passione per ciò che esiste, è una forza che cam­bia la vita, che fa  bene alla vita, che moltiplica il cuore nella vita.

Fa  ritrovare la  fiducia scomparsa, fa  scoprire dentro le  qualità positive, fa  dare fiducia agli  altri, senza averne paura, fa  tornare a credere nella solitudine, nella riflessione, nel silenzio come virtù.

Se  nei solchi del  quotidiano, nelle ore di  lavoro o negli incontri del  giorno, costruiamo legami di  fiducia, se  siamo affidabili e  cre­dibili, se mettiamo  in rete fedeltà e  generosità, se   allarghiamo il numero dei  fiduciosi e  dei  generosi, allora per la  nostra città e  per la  gente che ci è affidata noi diventiamo spazio per l'ingresso di Dio nel mondo, spazio di  eternità.

Ma bisogna imparare  di nuovo  l'incanto.  Bisogna salvare  lo stupore perché la  capacità di felicità è  direttamente proporzionale alla capacità di meravigliarsi. È vero quel che afferma Gilbert Keith Chesterton «Il mondo perirà non per mancanza di  meraviglie, ma per mancanza di meraviglia).

 

Vita oltre la vita

Sappiamo bene cosa è  la vita e ne facciamo esperienza. La  vita è fatta di semi e di  miracoli, è fatta di argilla e  di amore, di attese e di compimenti.

Vita  è  respirare, ridere, amare, gioire, lottare, vincere, perdere; vita è l'infinita pazienza di  ricominciare. Questa è la vita che  quan­ do  ti  prende, ti trasforma: «Per me vivere è Cristo}}  (Fil l ,21). Una storia che  si è lasciata prendere dalla pietà, dall'amore per la pace e la giustizia, dal  bene limpido e intero; è una quotidianità riempita di consistenza, che sa andare oltre ciò  che è  così  limitato eppure così limi tante: la morte

È  una vita di Risurrezione! Mostrata con tutto se stessi e fiorita nella gioia.

Per ché i verbi della fede si coniugano in una vita umanissima in cui  siamo viventi, desideranti, in divenire. Dove si diventa capaci di vedere con occhi e consapevolezza nuovi, con uno sguardo diverso che coglie sempre un di più  di vita, un di più di amore, anche quan­ do  si insinuano tra le  pieghe della storia il dolore e la morte.

« Se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto}}  ( Gv  l l , 21). La fede generosa di  Marta, sopraffatta dell'emozione, si sbaglia .

Anche noi pensiamo come lei: in questo mio dolore, dov'è  Dio? Se  Tu  ci fossi stato, se la  tua Prowidenza non si fosse distratta ... E invece Dio  è qui, sempre, ma non come esenzione dalla morte,  dal­ la  perdita e dal  dolore .

Gesù non ha mai promesso che i suoi non sarebbero morti. Per lui il bene più  grande non è un infinito sopravvivere. Per  Gesù l'es­ senziale è il vivere una vita risorta, da persone appassionate, com­ promesse con il bello e il buono! Così l'eternità è già in noi, entra in noi con i gesti del  quotidiano amore.

Perciò il Signore ci insegna non ad aver paura della morte, ma ad aver paura di una vita vuota e inutile, disadorna e  disabitata.

Siamo custodi di una promessa già  realizzata: la risurrezione! È il nostro roveto ardente: un amore mai separato, ogni istante di bene mai perduto, il tutto di  noi vivo per sempre nella luce del  suo Vol­ to. L'abbandono fiducioso a questo annuncio è allenamento almo­ mento in cui  ci verrà chiesta la vita. Si tratta di allenarsi alla qualità dell'amore, alla consapevolezza che l'Amore è sempre il compagno dei  nostri passi.

Una preghiera per i defunti, forse la  più  bella, invoca: «Ammet­tili  a godere la  luce del  tuo Volto). I verbi della fede cedono il passo ad  un verbo umile e forte, umanissimo: godere. La ragione cede alla gioia. La  stessa fede cede al  godimento. Perché Dio, nella sua più intima essenza, non risponde al nostro bisogno di spiegazioni, ma al nostro bisogno di felicità.

Dalla  pagina Facebook  di Giuliano Sangiorgi:

«Finestrino di  un aereo, quello solito, che mi riporta a casa, dai miei cari.

Domani, andrò a  trovare mio padre, nel suo giorno, quello che mai avrei pensato lo sarebbe diventato: il 2 Novembre.

Con lui troverò tutte le  persone che non ci sono più. Da  buon siciliano qual era e ancora è, mi ha insegnato a non temere la morte e addirittura a celebrarla come una vera e propria festa.

Non ho mai conosciuto suo padre, ma, in un giorno come que­ sto, più   volte l'ho incontrato: nei regali, che, come per tradizione, ogni anno, lui, insieme a tutti gli  altri nonni volati in cielo, mi face­ va trovare al risveglio di un giorno, che per tutti gli altri bambini era fatto solo di tristezze e cimiteri. Per  me e i miei fratelli era davvero una festa vera e propria.

Mio padre era riuscito a farmi pensare al suo di  padre nell'unico modo possibile: con la gioia del  ritorno.

Oggi è lui  diventato a sua volta nonno e, a mia volta, dovrò farlo diventare soltanto un pensiero felice per i suoi nipoti, i miei nipoti.

Il  compito che morendo mi  ha assegnato. Lo  dovrò fare, con la morte nel cuore e la vita nelle parole, ma dovrò farlo, costi quel che costi.

La  vita, che ancora è e sarà mio padre, la  ritroverò negli occhi di Maria Sole, Francesco e  Filippo. Sarà solo un riflesso luccicante di uno dei tanti giochi che troveranno alloro risveglio, ma sarà abba­stanza per rubarne un po' per me, per distribuirlo bene nei prossimi giorni e così ogni anno a venire.

L'ultimo regalo che mi ha fatto è stata una canzone, trovata nei miei pensieri appena svegli dopo una di  quelle notti difficili e piene di  dolore per la sua prematura dipartita. Lo sai  da  qui... ripetevo a memoria, come fosse qualcosa di già  scritto e mai pensato, costruito.

Era il suo ultimo  regalo per !asciarmi quella felicità che avrei dovuto concedere al pensiero del suo ricordo.

Mi  ha ricordato come ricordarlo e farlo ricordare. Una canzone per la  vita che verrà.

In questi giorni, sarà il mio regalo per tutti quelli che vorranno solo poter tornare a vivere intensamente,  perché, credetemi, è l'u­nico modo che abbiamo per non !asciarli andare via, mai: vivere e mai sopravvivere.

Casualmente è l'ultimo singolo della nostra rivoluzione.

Casualmente, il video è stato girato a Cuba, patria delle rivolu- zioni.

Casualmente, mio padre amava Cuba e le rivoluzioni.

Casualmente, è il suo mese. Casualmente, c'è ancora lui nei miei giorni. Casualmente, lo amo ancora. Ma non è un caso che lui resti, nei gesti inconsapevoli e in quelli meditati di tutto il tempo che mi resta.

2017

2

di Maria Mascheretti