UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DELLE VOCAZIONI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Nel Sogno di Dio: un progetto vocazionale

L’esperienza del sogno nella Bibbia non è solo un fenomeno umano, ma un mezzo di rivelazione del progetto di Dio. L’articolo rilegge alcune narrazioni in cui il sogno si intreccia con la vocazione e la missione di alcune figure bibliche: Abramo, Giacobbe, Giuseppe, Daniele e Giuseppe lo sposo di Maria.
21 Maggio 2018

Un invito  accorato che Papa  Francesco  ha rivolto  alla Chiesa ita­liana  risuona con tutta la sua  risonanza vocazionale. Così si rivolgeva il Santo  Padre  ai delegati italiani  a Firenze:  «Mi pia­ce una  Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero  una  Chiesa  lieta  con volto di mamma, che  comprende,  accompagna, accarezza.  Sognate anche voi questa  Chiesa,  credete  in essa, innovate con libertà. L'ap­profondimento del nostro studio  focalizza  il motivo del "sogno", collegato  al tema  della  chiamata e della vocazione che Dio affida a diversi  personaggi della Bibbia.

  1. Sogni, visioni, rivelazioni della Bibbia

Se tra  i popoli  pagani  è attestata una  notevole  diffusione del­ la credenza nei  sogni  e della  loro  interpretazione  carismatica, in Israele  l'esperienza dei sogni  è vissuta da personaggi che  si met­ tono  in ascolto  di Dio e della sua  Parola,  non  collegate con forme divinatorie di magia,  stregoneria e negromanzia. Non solo i sogni mediano la relazione tra Dio e l'uomo, ma sono anche strumento di consultazione della volontà di Dio (cf  l Sam 3, l-18)3 •  L'impiego del  sogno  per  indicare una  rivelazione divina  può  essere  inteso anche implicitamente in alcuni  contesti biblici: è il caso di Abramo (Gen  15,12), di Natan  (2 Sam  7,4.17; lCr  17,3.15), di Gedeone (Gdc6,25;  7,9),  di Isaia  (Is 26,9),  di Osea  ( Os 4,5),  di Michea  (Mie 3,6), di Zaccaria (Zac 1,8). In alcuni casi i sogni assumono una  funzione oracolare ( Gen 20,3; 31, l 0.12;  Gdc 7,13-15) e sono  mediati da spi­ riti celesti e angeli. I sogni  implicano un necessario discernimento, per il fatto  che non tutti  i sogni  provengono da Dio. Nella Bibbia si mette in guardia dalla  pratica  della  divinazione (cf Tb 6,14),  si parla  di terrori nella  notte e di incubi (Sal  91,5)  e soprattutto si af­ ferma la reale  possibilità  di spiriti  menzogneri ("angeli  di satana") che inducono a sogni  effimeri.  In Nm 12,6 si accenna alla presenza del profeta in mezzo  al popolo,  a cui Yhwh si rivela  con visioni  e sogni.  Se è vero  che la rivelazione divina  poteva  avvenire anche mediante "visioni  e sogni",  tuttavia il ministero profetico non va associato alla pratica  della divinazione dei culti idolatrici. Il profeta Geremia condanna proprio questo abuso,  additando nella  pretesa di sogni  premonitori uno  degli strumenti di impostura dei  «falsi profeti))  (Ge r 23,25-28). Si possono indicare tre  aspetti  biblico-teologici che  emergono dall'esperienza del sogno:  a) il sogno ha  una  funzione rivelativa,  in quanto Dio può  comunicare attraverso di esso un messaggio all'uo­mo;  b)  il sogno   è  strettamente  collegato. Nei racconti biblici il"sogno"assume una funzione rivelativa, vocazionale, comunitaria e missionaria con  la  comunicazione della  Parola  di Dio, che coinvolge  l'uomo in una  risposta  voca­zionale  e in una  conseguente missione  nel mondo; c) il sogno implica  un discernimento vocazionale da parte  di colui che è chiamato da Dio a realizzare il suo progetto non solo a livello personale, ma anche comunitario. Fermiamo la nostra  attenzione su alcuni  protagonisti che hanno vissuto  l'esperienza del sogno  rivelatore e la  cui esistenza   è stata trasformata dalla grazia divina.

  1. Il sonno profondo di Abramo

Il ciclo patriarcale della Genesi è inaugurato dalla figura di Abra­ mo,  che obbedisce  alla Parola di Dio e lascia Carran  per recarsi nel territorio di Canaan (Gen  12,1-9). Il motivo  del sogno  collegato  al torpore  si trova nella narrazione dell'alleanza che Dio compie  con il patriarca  in Gen 15,1-21. La sua  chiamata, cominciata in un  esodo, si trasforma in un'esperienza notturna4 . Abramo  è condotto fuori dalla sua tenda ed è invitato a «guardare e contare le stelle)) perché innumerevole sarà  la sua  discendenza (v. 5). Nel v. 6 si descrive  la "risposta" di fede con cui Abram corrisponde alla promessa  di Yhwh:

«Egli credette  al Signore che glielo accreditò  come giustizia>>. La fede e la giustizia  di Abram  si manifestano nel momento della prova.  È qui che Abram  diviene  l'archetipo del credente, proprio  perché  Gen

15,6  è il primo  testo  della Bibbia in  cui si parla della fede.  Credere per Abramo  è appoggiarsi a Dio, ponendo la propria sicurezza in Lui e lasciando  che Dio disponga  della sua vita (cf Is 3O,15 -l 7).

La seconda  parte  del racconto (vv. 7-21)  si apre  con  la rivela­ zione  di Dio che guida  Abram  e che gli assicura  la posterità (v. 7). Il patriarca chiede  un segno  (v. 8) e la sua richiesta viene  esaudita tramite un  giuramento (v. 18) 5 . È proprio durante il rito  della se­ parazione degli animali che  giunge  la notte e Abram  sperimenta il  torpore (v. 12: tardemah  =sonno). L'agire di Dio accade  mentre Abram si trova in uno  stato  passivo (il sonno), così da ricordare che non è l'uomo a guidare  la storia,  ma  essa è sostenuta dalla mano dell'Onnipotente. Nel sonno del patriarca Dio rivela il suo "sogno": la salvezza di un popolo  dalla schiavitù e la fecondità  della terra promessa (vv. 13-16). Tra promessa di Dio e suo  compimento  si colloca la fine "felice"  di Abramo  (cf  Gen 25,8; Gb  5,26).  Nel v. 17 si descrive  un  evento  teofanico: «Un forno fumante, una  fiaccola ardente passarono in mezzo agli animali divisi>>. Sorprendentemen­te è Dio solo  che  passa attraverso gli animali e s'impegna con  un giuramento solenne mentre Abramo  sta solo a guardare. Yhwh realizza la sua alleanza (letteralmente "taglia l'alleanza") con Abramo, impegnandosi con  questo  rito antico  e solenne (cf Ger 34,18-19) a compiere la promessa della benedizione universale.

Non  solo Abramo è oggetto  della  benedizione di Dio, ma  egli diventa il partner  dell'alleanza personale con cui il Signore inaugura un  nuovo inizio, fondato sulla  fede del patriarca e sulla sua  parte­cipazione  alla giustizia di Dio. La vocazione di Abramo  è segnata in modo  irripetibile da questo  atto  di alleanza, che costituirà il fonda­mento teologico  della riflessione  paolina  (cf Gal3-4; Rm 3-5).

 

  1. Il sogno di Giacobbe

Giacobbe  è il secondo patriarca che vive  l'esperienza del sogno in prospettiva vocazionale. Il racconto del sogno  è contestualizzato in Gen 28 ed è collegato  al viaggio nella terra  di Carran,  suggeritogli dalla madre  Rebecca,  al fine  di scegliere  come  moglie  una  figlia di Labano,  ma  anche  per sottrarsi all'ira  vendicativa del fratello  Esaù (cf Gen 27,46-28,5). Il sogno  e il conseguente voto  di Giacobbe  a Betel  (vv. 10-22)   assumono una  funzione iniziatica  e simbolica . Giacobbe trascorre la notte in un  «luogo>>  ( 11a)  e pone  sotto  il suo capo una  pietra  come guanciale (cf lSam 19,13). Ignaro  della san­tità  di quel luogo,  durante la notte egli fa un sogno  (v. 12),  che lo spinge  a scoprire  il progetto di Dio per  la sua  vita. È una  scala in mattoni (=scalinata), simile  alle ziggurat  mesopotamiche (cf Babe­ le: Gen 11,4);  la sua funzione è il collegamento degli esseri viventi (angeli: mal'akim elohim;  cf Gb 1,6; 2,1)  che salgono e scendono dal cielo per venire  sulla  terra. Si tratta di un'immagine che  rivela la comunicazione della presenza della santità di Dio sulla terra. Gli an­geli non parlano con Giacobbe,  ma  comunicano con la loro  azione il dinamismo della presenza di Dio.

La rivelazione  ripete  la promessa  fatta  ad Abramo:  Dio si rivela come  «il Signore,  il Dio di Abramo,  tuo  padre,  e il Dio di Isacco>>. Anche  Giacobbe  è erede  della promessa,  come  Isacco (26,34).  Dio darà  questo  luogo  a Giacobbe  e «la sua  discendenza  sarà  innume­revole  come la polvere  della terra»  (v. 14). Il suo  popolo si "esten­derà" confermando la sua  benedizione che si estende  su tutta  la sua discendenza  (cf Is 54,3; Gen 12,3; 18,18; 22,18; 26,4)  in una  dimen­sione  cosmica (i quattro angoli della terra: a occidente  e a oriente,  a settentrione e a mezzogiorno). Nel v. 15  mediante l'uso  di verbi  di consolazione («<o sono con te l ti farò ritornare l non  ti abbandone­rà,  Dio promette la sua  protezione e il «ritorno in  questa  terra». Nei vv. 16-18  si narra  la reazione di Giacobbe  destatosi  dal sonno. È la consapevolezza della "santità  di quel  luogo" accompagnata dal timore  religioso. Nei vv. 20-22 si introduce il motivo del"voto", quale conferma  dell'alleanza con Dio e richiesta  della sua  protezione («Il Signore  sarà  il mio  Dio»?-  Giacobbe  è chiamato ad  uscire  dal pro­ prio ambiente per diventare adulto  e contrarre matrimonio. Nel fare l'obbedienza, Giacobbe incontra Yhwh  che gli appare  in sogno.  Egli deve cercare se stesso, la sua identità e soprattutto "il luogo"  che Dio gli offre per vivere il suo futuro nella volontà  celeste. Nell'esperien­za notturna del sogno  egli è  chiamato a vedere   «nella notte»   e a percepire  la presenza  di Dio «davanti  a lui, mentre domina  la scali­nata». Segue  la conferma del progetto divino: il Signore - in piedi, in  cima alla scala- attraverso un  oracolo, gli conferma  la promessa- il dono  della terra  ed una  discendenza  numerosa- e rinnova  la benedizione dei padri.  Questa  promessa  benedetta di Dio domanda la risposta  della fede. Giacobbe deve trasformare il sogno  in realtà, nella consapevolezza che la sua vita appartiene al Signore e che tutti i beni provengono dalle sue mani  (Gen 33,1-30). Nella figura di Giacobbe si conferma  la fedeltà di Dio alla sua promes­sa fatta ad Abramo e alla discendenza.

  1. Giuseppe, il «signore dei sogni»

Denominato dai fratelli il «signore dei sogni» (Gen 37,19: ba' al ha­ halomoth), Giuseppe rappresenta una singolare figura esemplare  della narrazione biblica. Il ciclo patriarcale  comprendente Gen 37-50  uni­sce due  racconti  (la famiglia di Giacobbe e la nazione  egiziana)  abil­mente intrecciati  e caratterizzati da uno  schema  narrativo comune. In entrambi si presenta  una situazione critica a cui segue un prodigio­so cambiamento con un'esaltazione del protagonista e un lieto fine.

 

 

2017

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di Giuseppe De Virgilio