Un invito accorato che Papa Francesco ha rivolto alla Chiesa italiana risuona con tutta la sua risonanza vocazionale. Così si rivolgeva il Santo Padre ai delegati italiani a Firenze: «Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta con volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà. L'approfondimento del nostro studio focalizza il motivo del "sogno", collegato al tema della chiamata e della vocazione che Dio affida a diversi personaggi della Bibbia.
Se tra i popoli pagani è attestata una notevole diffusione del la credenza nei sogni e della loro interpretazione carismatica, in Israele l'esperienza dei sogni è vissuta da personaggi che si met tono in ascolto di Dio e della sua Parola, non collegate con forme divinatorie di magia, stregoneria e negromanzia. Non solo i sogni mediano la relazione tra Dio e l'uomo, ma sono anche strumento di consultazione della volontà di Dio (cf l Sam 3, l-18)3 • L'impiego del sogno per indicare una rivelazione divina può essere inteso anche implicitamente in alcuni contesti biblici: è il caso di Abramo (Gen 15,12), di Natan (2 Sam 7,4.17; lCr 17,3.15), di Gedeone (Gdc6,25; 7,9), di Isaia (Is 26,9), di Osea ( Os 4,5), di Michea (Mie 3,6), di Zaccaria (Zac 1,8). In alcuni casi i sogni assumono una funzione oracolare ( Gen 20,3; 31, l 0.12; Gdc 7,13-15) e sono mediati da spi riti celesti e angeli. I sogni implicano un necessario discernimento, per il fatto che non tutti i sogni provengono da Dio. Nella Bibbia si mette in guardia dalla pratica della divinazione (cf Tb 6,14), si parla di terrori nella notte e di incubi (Sal 91,5) e soprattutto si af ferma la reale possibilità di spiriti menzogneri ("angeli di satana") che inducono a sogni effimeri. In Nm 12,6 si accenna alla presenza del profeta in mezzo al popolo, a cui Yhwh si rivela con visioni e sogni. Se è vero che la rivelazione divina poteva avvenire anche mediante "visioni e sogni", tuttavia il ministero profetico non va associato alla pratica della divinazione dei culti idolatrici. Il profeta Geremia condanna proprio questo abuso, additando nella pretesa di sogni premonitori uno degli strumenti di impostura dei «falsi profeti)) (Ge r 23,25-28). Si possono indicare tre aspetti biblico-teologici che emergono dall'esperienza del sogno: a) il sogno ha una funzione rivelativa, in quanto Dio può comunicare attraverso di esso un messaggio all'uomo; b) il sogno è strettamente collegato. Nei racconti biblici il"sogno"assume una funzione rivelativa, vocazionale, comunitaria e missionaria con la comunicazione della Parola di Dio, che coinvolge l'uomo in una risposta vocazionale e in una conseguente missione nel mondo; c) il sogno implica un discernimento vocazionale da parte di colui che è chiamato da Dio a realizzare il suo progetto non solo a livello personale, ma anche comunitario. Fermiamo la nostra attenzione su alcuni protagonisti che hanno vissuto l'esperienza del sogno rivelatore e la cui esistenza è stata trasformata dalla grazia divina.
Il ciclo patriarcale della Genesi è inaugurato dalla figura di Abra mo, che obbedisce alla Parola di Dio e lascia Carran per recarsi nel territorio di Canaan (Gen 12,1-9). Il motivo del sogno collegato al torpore si trova nella narrazione dell'alleanza che Dio compie con il patriarca in Gen 15,1-21. La sua chiamata, cominciata in un esodo, si trasforma in un'esperienza notturna4 . Abramo è condotto fuori dalla sua tenda ed è invitato a «guardare e contare le stelle)) perché innumerevole sarà la sua discendenza (v. 5). Nel v. 6 si descrive la "risposta" di fede con cui Abram corrisponde alla promessa di Yhwh:
«Egli credette al Signore che glielo accreditò come giustizia>>. La fede e la giustizia di Abram si manifestano nel momento della prova. È qui che Abram diviene l'archetipo del credente, proprio perché Gen
15,6 è il primo testo della Bibbia in cui si parla della fede. Credere per Abramo è appoggiarsi a Dio, ponendo la propria sicurezza in Lui e lasciando che Dio disponga della sua vita (cf Is 3O,15 -l 7).
La seconda parte del racconto (vv. 7-21) si apre con la rivela zione di Dio che guida Abram e che gli assicura la posterità (v. 7). Il patriarca chiede un segno (v. 8) e la sua richiesta viene esaudita tramite un giuramento (v. 18) 5 . È proprio durante il rito della se parazione degli animali che giunge la notte e Abram sperimenta il torpore (v. 12: tardemah =sonno). L'agire di Dio accade mentre Abram si trova in uno stato passivo (il sonno), così da ricordare che non è l'uomo a guidare la storia, ma essa è sostenuta dalla mano dell'Onnipotente. Nel sonno del patriarca Dio rivela il suo "sogno": la salvezza di un popolo dalla schiavitù e la fecondità della terra promessa (vv. 13-16). Tra promessa di Dio e suo compimento si colloca la fine "felice" di Abramo (cf Gen 25,8; Gb 5,26). Nel v. 17 si descrive un evento teofanico: «Un forno fumante, una fiaccola ardente passarono in mezzo agli animali divisi>>. Sorprendentemente è Dio solo che passa attraverso gli animali e s'impegna con un giuramento solenne mentre Abramo sta solo a guardare. Yhwh realizza la sua alleanza (letteralmente "taglia l'alleanza") con Abramo, impegnandosi con questo rito antico e solenne (cf Ger 34,18-19) a compiere la promessa della benedizione universale.
Non solo Abramo è oggetto della benedizione di Dio, ma egli diventa il partner dell'alleanza personale con cui il Signore inaugura un nuovo inizio, fondato sulla fede del patriarca e sulla sua partecipazione alla giustizia di Dio. La vocazione di Abramo è segnata in modo irripetibile da questo atto di alleanza, che costituirà il fondamento teologico della riflessione paolina (cf Gal3-4; Rm 3-5).
Giacobbe è il secondo patriarca che vive l'esperienza del sogno in prospettiva vocazionale. Il racconto del sogno è contestualizzato in Gen 28 ed è collegato al viaggio nella terra di Carran, suggeritogli dalla madre Rebecca, al fine di scegliere come moglie una figlia di Labano, ma anche per sottrarsi all'ira vendicativa del fratello Esaù (cf Gen 27,46-28,5). Il sogno e il conseguente voto di Giacobbe a Betel (vv. 10-22) assumono una funzione iniziatica e simbolica . Giacobbe trascorre la notte in un «luogo>> ( 11a) e pone sotto il suo capo una pietra come guanciale (cf lSam 19,13). Ignaro della santità di quel luogo, durante la notte egli fa un sogno (v. 12), che lo spinge a scoprire il progetto di Dio per la sua vita. È una scala in mattoni (=scalinata), simile alle ziggurat mesopotamiche (cf Babe le: Gen 11,4); la sua funzione è il collegamento degli esseri viventi (angeli: mal'akim elohim; cf Gb 1,6; 2,1) che salgono e scendono dal cielo per venire sulla terra. Si tratta di un'immagine che rivela la comunicazione della presenza della santità di Dio sulla terra. Gli angeli non parlano con Giacobbe, ma comunicano con la loro azione il dinamismo della presenza di Dio.
La rivelazione ripete la promessa fatta ad Abramo: Dio si rivela come «il Signore, il Dio di Abramo, tuo padre, e il Dio di Isacco>>. Anche Giacobbe è erede della promessa, come Isacco (26,34). Dio darà questo luogo a Giacobbe e «la sua discendenza sarà innumerevole come la polvere della terra» (v. 14). Il suo popolo si "estenderà" confermando la sua benedizione che si estende su tutta la sua discendenza (cf Is 54,3; Gen 12,3; 18,18; 22,18; 26,4) in una dimensione cosmica (i quattro angoli della terra: a occidente e a oriente, a settentrione e a mezzogiorno). Nel v. 15 mediante l'uso di verbi di consolazione («<o sono con te l ti farò ritornare l non ti abbandonerà, Dio promette la sua protezione e il «ritorno in questa terra». Nei vv. 16-18 si narra la reazione di Giacobbe destatosi dal sonno. È la consapevolezza della "santità di quel luogo" accompagnata dal timore religioso. Nei vv. 20-22 si introduce il motivo del"voto", quale conferma dell'alleanza con Dio e richiesta della sua protezione («Il Signore sarà il mio Dio»?- Giacobbe è chiamato ad uscire dal pro prio ambiente per diventare adulto e contrarre matrimonio. Nel fare l'obbedienza, Giacobbe incontra Yhwh che gli appare in sogno. Egli deve cercare se stesso, la sua identità e soprattutto "il luogo" che Dio gli offre per vivere il suo futuro nella volontà celeste. Nell'esperienza notturna del sogno egli è chiamato a vedere «nella notte» e a percepire la presenza di Dio «davanti a lui, mentre domina la scalinata». Segue la conferma del progetto divino: il Signore - in piedi, in cima alla scala- attraverso un oracolo, gli conferma la promessa- il dono della terra ed una discendenza numerosa- e rinnova la benedizione dei padri. Questa promessa benedetta di Dio domanda la risposta della fede. Giacobbe deve trasformare il sogno in realtà, nella consapevolezza che la sua vita appartiene al Signore e che tutti i beni provengono dalle sue mani (Gen 33,1-30). Nella figura di Giacobbe si conferma la fedeltà di Dio alla sua promessa fatta ad Abramo e alla discendenza.
Denominato dai fratelli il «signore dei sogni» (Gen 37,19: ba' al ha halomoth), Giuseppe rappresenta una singolare figura esemplare della narrazione biblica. Il ciclo patriarcale comprendente Gen 37-50 unisce due racconti (la famiglia di Giacobbe e la nazione egiziana) abilmente intrecciati e caratterizzati da uno schema narrativo comune. In entrambi si presenta una situazione critica a cui segue un prodigioso cambiamento con un'esaltazione del protagonista e un lieto fine.