Tutti i tempi sono duri. Ci sono limiti e limitazioni, lutti e sofferenze, incomprensioni e giudizi, ingiustizia e prevaricazione, solitudine e precarietà.
Tutte cose che ci fanno dire: “che tempi duri che viviamo!”.
Lo sono al punto da essere invivibili?
Anche Teresa di Gesù (1515-1582) definisce la sua epoca allo stesso modo: “tiempos recios”.
Eppure ha incontrato Qualcuno che le consente di dire che, per quanto questi tempi siano duri, non è vero che sono invivibili.
In sintonia con questa scoperta, muove passi tali per cui sperimenta che questi tempi duri sono luoghi in cui fare incontri sorprendenti, prima di tutto con Dio.
Il Dio che incontra ha il volto bellissimo e indescrivibile di Gesù, ma anche il suo corpo straziato e lacerato.
Egli fa suo tutto il travaglio della creazione, prendendo su di sé tutta la bruttezza del mondo e portandola fino all’esito inedito della risurrezione.
E dentro questo incontro Teresa ritrova tutti gli incontri: con i suoi amici e i suoi nemici.
Invece di essere paralizzata da tanto paradosso, fa dei passi e si avventura nel cammino.
Lei, che a un certo punto si era ritrovata totalmente paralizzata nel corpo, scopre che quel corpo può agire e mettersi in gioco nel cammino dell’amore, e può farlo con tanta efficacia da diventare capace di dare vita a una nuova comunità, che sarà la prima di altre sedici.
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