UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DELLE VOCAZIONI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L’amore è la vera onnipotenza di Dio

La festa del Santo Natale, che abbiamo appena  celebrato, ci ha ricordato una verità meravigliosa: una verità che conosciamo soltanto noi cristiani e, per questo, abbiamo il dovere di farla cono­scere a tutti predicandola, prima di tutto, con la nostra vita. Che cosa ci ha detto il Natale? Possiamo rispondere così:  se  noi potessimo prendere […]
13 Giugno 2018

La festa del Santo Natale, che abbiamo appena  celebrato, ci ha ricordato una verità meravigliosa: una verità che conosciamo soltanto noi cristiani e, per questo, abbiamo il dovere di farla cono­scere a tutti predicandola, prima di tutto, con la nostra vita.

Che cosa ci ha detto il Natale? Possiamo rispondere così:  se  noi potessimo prendere in mano l'immenso libro dell'anagrafe dell'u­ manità e cominciassimo a scorrere i nomi di  coloro che hanno for­ mato la  storia ... ad un certo punto ci  accorgeremmo che   c'è   un nome imprevedibile, un nome che ci  fa  sobbalzare di  stupore: c'è infatti il nome del  Figlio di  Dio  che è entrato a far  parte della nostra famiglia umana ferita da  tanta cattiveria, ferita da tanto orgoglio, ferita da tanta violenza e da tanto egoismo.

E perché il Figlio di Dio  è entrato a far  parte della nostra famiglia umana? La  risposta è ancora più  impressionante: il Figlio di Dio  è entrato a far  parte della nostra famiglia umana... perché ne erava­ mo indegni. Sì, è così:  eravamo indegni e per questo il Figlio di Dio è venuto in mezzo a noi. Eravamo deformati dal  peccato, eravamo diventati una caricatura del  sogno che  Dio aveva quando creò l'u­ manità, ma Dio non ha provato ripugnanza, bensì misericordia.

E Gesù, Figlio dell'eternità,  è venuto a ricostruire in noi l'imma­gine di figli che avevamo perduto.  Ma come? Facciamo attenzione! Gesù è entrato nella nostra storia. Ma la  nostra storia è fatta di  tempo e  di  spazio. Per   questo  Gesù ha scelto un momento preciso ed è vissuto in uno spazio ben determinato. Non poteva fare diversamente.

Ma questa infinita carica di amore deve attraversare il tempo e lo spazio, cioè deve attraversare tutta la storia. Per questo ha bisogno di collaborazione, ha bisogno di persone che la accolgano e la  trasmet­ tano; ha bisogno di seminatori che di secolo in secolo si riempiano la mano della semente dell'Amore di Gesù e la  gettino nei solchi delle generazioni che si susseguono... fino al  ritorno ultimo del Signore.

  1. Questa è la nostra missione: è la vocazione della Chiesa, che è il  Corpo Mistico di Cristo che si allunga nei secoli e si  dilata in tutti gli  angoli della terra.

Santa Teresa di Lisieux, anima ardentemente missionaria, nel Santo Natale dell'anno 1886 ebbe una svolta decisiva nella sua vita. Ecco il suo racconto toccante e illuminante: «<n quella notte di luce cominciò il  terzo periodo della mia vita, più bello degli altri, più colmo di grazie del   Cielo. In un istante l'opera che non avevo po­ tuto compiere in dieci anni, Gesù la fece contentandosi della mia buona volontà che non mi mancò mai. Come i suoi apostoli avrei potuto dirgli: "Signore, ho pescato tutta la notte senza prender nulla" . Ma più misericordioso per me che non per i suoi discepoli, Gesù prese egli stesso la rete, la gettò e la  tirò su piena di pesci. Fece di me un pescatore di uomini, io sentii un desiderio grande di lavorare alla conversione dei peccatori, un desiderio che mai avevo provato così vivamente ... Sentii che la  carità mi entrava nel cuore, col  bisogno di  dimenticare me stessa per pensare agli altri, e da allora fui felice!

In queste  parole della giovanissima Teresa di Lisieux è  chiara­mente indicato il segreto della felicità: "Sentii...". Non dimentichia­mo queste parole. Ma seguiamo ancora la giovanissima Teresa che aggiunge: «Una domenica, guardando una immagine di Nostro Si­gnore in Croce, fui colpita dal sangue che cadeva da una mano sua divina, provai un dolore grande pensando che quel sangue cadeva  a  terra senza che alcuno si  desse premura di  raccoglierlo; e  risolsi di  tenermi in spirito ai piedi della Croce per  ricevere la  divina ru­ giada, comprendendo  che  avrei dovuto, in seguito, spargerla sulle anime... Un grido di Gesù sulla Croce mi echeggiava continuamen­te nel cuore: "Ho sete!". Queste parole accendevano in me un ardore sconosciuto e  vivissimo... Volli  dare da bere all'Amato, e mi sentii io stessa divorata dalla sete delle anime}.

Chiediamoci: come possiamo spargere sulle anime il Sangue di Cristo? Cioè: come possiamo diventare strumenti  di  misericordia, che rendono presente dovunque l'amore di Cristo che  salva?

Sono necessari i  sacerdoti per i  quali  San  Francesco  d'Assisi aveva una tale venerazione da  dire: «Se  io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e trovassi dei  sacerdoti poverelli di que­sto mondo, nelle parrocchie in cui  dimorano, non voglio predicare contro la loro volontà.

E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei signori. E non voglio considerare in loro il peccato, poiché in essi  io riconosco il Figlio di Dio  e sono miei signori. E faccio questo perché, dello stesso altissimo Figlio di  Dio nient'altro vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo Corpo e il santissimo Sangue suo, che essi  consacrano ed  essi  soli possono donare agli  altrb}.

I  santi hanno la  vista chiara.  Fidiamoci di  loro e  tiriamone  le conseguenze per  una retta impostazione della pastorale vocaziona­ le. Ma, accanto ai  sacerdoti sono necessarie anche le  persone con­ sacrate, affinché rendano presenti le  esigenze radicali della sequela di  Gesù: cioè la povertà per scoprire la vera ricchezza; la  castità per scoprire la  radice verginale di ogni vero amore; l'obbedienza come terapia dell'orgoglio che è il vero veleno che paralizza il  cammino della santità e impedisce lo slancio missionario.

E  queste vocazioni, che   sono indispensabili nel Corpo Mistico

di  Gesù, possono sbocciare soltanto in famiglie nelle quali il fuoco dell'amore di  Cristo si  rende visibile nell'amore  autentico di  due sposi. La  famiglia cristiana è il primo fondamentale ambito di  pa­ storale vocazionale. San  Giovanni XXIII   amava ripetere: «La  mia famiglia  era tanto  povera, ma era piena  di Dio. Gli insegnamenti dei miei genitori sono la stella cometa che mi ha guidato  per tutta la vita» . Abbiamo urgentemente bisogno di famiglie così.

Ecco, allora, la conclusione: «Non  temere! Alzati e va'!». C'è  tanto da fare, tanto da ri­costruire, ma secondo la  felice espressione di  Santa Teresa di  Calcutta: «Finché ci limi­tiamo a maledire  il buio,  non si accende la luce.

Se volete vincere il buio, cominciate ad accendere anche un solo fiammifero: ognuno  può accendere una  piccola luce e soltanto così si vince il buio».

«Non  temere! Alzati e va'!»:  ripartite con entusiasmo !asciandovi trasportare dal  vento dello Spirito Santo: un vento che non spegne i  lumi, ma li accende con il fuoco dell'Amore portato  da Cristo e consegnato alla Sua Chiesa.

 

2017

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di Angelo Comastri