Quest’ultimo fascicolo della nostra rivista invita a tendere lo sguardo attraverso la Porta che papa Francesco aprirà la notte di Natale, il prossimo 24 dicembre 2024. L’anno giubilare cui questo gesto darà inizio può declinarsi anche attraverso le chiavi vocazionali che contiene e delle quali è utile mettersi alla ricerca.
‘Credere, sperare, amare. Progettare itinerari di pastorale giovanile vocazionale’, TH Carpegna Palace, Roma 3- 5 gennaio 2025
Questo numero di Vocazioni, in collaborazione con l’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro, offre un riflessione sul tema del lavoro perché il lavoro è la radice di ogni vocazione.
Educare non è l’opera di un singolo: «la comunità svolge un ruolo molto importante nell’accompagnamento dei giovani, ed è la comunità intera che deve sentirsi responsabile di accoglierli, motivarli, incoraggiarli e stimolarli» (FRANCESCO, Christus vivit, 243). Lo sa bene chi lavora nella scuola come ben conosce anche la fatica, la dedizione, la pazienza nel gettare semi che porteranno frutto in un tempo futuro nel quale ad accompagnare saranno altri. Ma senza il lavoro di oggi, sarà più difficile la fecondità di domani.
Riconoscere la vocazione è un esercizio di contemplazione. Stare davanti alla realtà per ascoltarne il racconto è liberare la mente dalla sua innata predisposizione a dare contorni offrendole la possibilità di riconoscerne il movimento e coglierne l’invito.
L’annata 2024 di ‘Vocazioni’ intende esplorare alcuni degli ambienti che papa Francesco indica come ‘adeguati’ perché i giovani e gli adulti possano trovare casa (cf. Francesco, Christus vivit, 216-229). Così, in collaborazione con altri Uffici e Organismi pastorali CEI, si è tessuto una ricerca comune per riconoscere nei diversi ambiti come possa trovare corpo ed essere nutrito l’annuncio della vocazione cristiana e delle vocazioni ecclesiali.